La leggenda del vecchio bianco era una di quelle storie che alimentavano la curiosità e la paura del bosco.
Nessuno in paese lo attraversava volentieri, gli adulti perché erano costretti, i bambini più piccoli, impressionabili, ne restavano lontano, ma gli adolescenti e i giovani facevano a gara a chi resisteva di più e a chi s’inoltrava di più al suo interno.
C’erano sentieri che di diramavano in tutte le direzioni, una parte era coperta da un laghetto e da un piccolo ruscello che lo alimentava, da un’altra, invece, c’erano rocce calcaree nude, spigolose e scivolose, era un pericolo dover attraversare quell’ostacolo. In alcuni punti la vegetazione era così fitta di cespugli che era praticamente impossibile avanzare. Un bosco difficile da gestire, eppure era tenuto in considerazione ed era l’orgoglio della gente del posto. I giovani ardimentosi che si sfidavano, lo facevano più che altro per dimostrare la loro virilità, il coraggio di saper affrontare l’ignoto e quello che presentava.
Una volta entrati avanzavano con cautela, dovevano dimostrare di saper gestire la paura, però bastava che d’improvviso ci fosse un fruscio di ali o un rumore insolito per vederli scappare di gran carriera verso l’uscita. Gli anziani del villaggio si divertivano a vedere l’esito di queste sfide, non intervenivano per rassicurare, anzi con i loro racconti aggiungevano ogni volta particolari a volte agghiaccianti, che non facevano altro che aumentare la veridicità della leggenda e i timori nelle persone. Questa storia andava avanti ormai da tanti anni, in paese non c’era un giovane che non si fosse cimentato con quella inconsueta prova di coraggio.
Arrivati ai giorni di oggi la leggenda per la popolazione locale era sempre valida, ma per i ragazzi venuti da fuori non aveva nessun significato. I bambini di oggi, cresciuti con internet e la possibilità di apprendere molto velocemente, sono più smaliziati, meno inclini a credere nelle storie dove non ci sia nulla di concreto, un bosco è un bosco, cosa c’è da avere paura?
Lo spirito ambientalista oggi ha preso un po’ tutti e il bosco è una delle mete preferite della gioventù. I nonni cercano ancora di raccontare storie spaventose ma i ragazzi sorridono e fanno finta di crederci.
Un giorno un gruppo di scout provenienti da una grande città stava partecipando a un campo invernale. Erano alloggiati in albergo, ma la mattina dovevano fare un percorso che attraversava tutta la foresta per poi confluire su una strada maestra che portava in paese. Era una prova di sopravvivenza, adatta all’età di quei ragazzi. i maestri volevano metterli alla prova e vedere come se la cavavano in situazioni disagiate.
Il piccolo gruppo guidato a uno di loro, più anziano, di prima mattina subito dopo la colazione si mise in marcia e, stretti nei loro giubbotti imbottiti, camminavano allegramente in fila indiana. Durante il tragitto cominciò a nevicare, ma questo non li distolse dal cammino, ci voleva ben altro per metterli in difficoltà.
La neve aumentava e il vento sibilava fra gli alberi, loro imperterriti marciavano, anche perché erano obbligati a farlo. Non potevano tornare indietro né fermarsi, dovevano solo uscire dagli alberi e trovarsi sulla strada, dove i capi, previdenti, avevano fatto stazionare un pulmino che li avrebbe prelevati appena usciti dal fitto fogliame per riportarli in albergo.
Mancavano ancora quattro cinquecento metri all’uscita, quando improvvisamente si parò davanti a loro una enorme macchia bianca attaccata in alto sugli alberi, un enorme viso di un vecchio dallo sguardo minaccioso. Forse perché erano stanchi e infreddoliti i ragazzi rimasero impressionati per un attimo poi si ripresero e continuarono a camminare, magari un po’ più veloce del solito, quella visione era ancora nei loro occhi, non era una leggenda, lo avevano visto tutti, una dozzina di ragazzi che ora si sentivano a disagio non potevano credere alle storie, ma dopo aver visto con i propri occhi quello spettacolo terrificante era dura da confutare la laggenda che si riferiva a quela volto gigante. Loro erano stati testimoni, per non pensarci più accelerarono ancora di più il passo, prima arrivavano meglio era per tutti. In albergo ne avrebbero potuto parlare con calma.
Stavano per mettersi a correre, quando un bambino, il più piccolo del gruppo che era rimasto indietro li raggiunse e sorridendo li apostrofò in tono canzonatorio:
<<Ehi ragazzi che fate, con questo freddo vi mettete a correre? Chi ve lo fa fare, io non ce la faccio, dovete aspettarmi, altrimenti i capi vi sgrideranno per avermi lasciato da solo qua nel bosco, per caso lo state facendo per via di quel mascherone di neve?>>
Gli altri lo guardarono con uno sguardo stranito, possibile che il più piccolo non avesse avuto un po’ di paura?
<<Ragazzi mi meraviglio – fece il piccolo – vi siete spaventati per un po’ di neve attaccata agli alberi. Quale leggenda! Di cosa state parlando? Non avete mai visto il vento accumulare la neve negli angoli, sui muri, qui siamo in un bosco e la neve si è accumulata su quegli alberi che sono in alto e prendono più vento, in basso ne passa poco. Quella massa bianca prende le forme che il vento modella cambia ogni volta, lo avete visto adesso ma potreste non vederlo più. Forza andiamo a passo normale, non diamo modo a questi paesani di riderci dietro. Noi non crediamo alle leggende vero?>>
Quelli che erano fuori ad aspettare li videro uscire a passo di marcia e davanti a tutti c’era il piccolo scout. I vecchi che erano venuti a vedere i ragazzi di città, durante l’attesa avevano approfittato per raccontare ancora la loro storia, mettendo in apprensione i responsabili dei ragazzi. Quando tutti furono usciti dal fitto fogliame, tirarono un sospiro di sollievo, tutto era andato per il meglio.
Alcuni anziani andarono vicino ai ragazzi per chiedere se avevano visto qualcosa di insolito, magari il vecchio bianco della leggenda. Per tutta risposta il ragazzino trasse di tasca il cellulare e fece vedere le foto che aveva scattato alla macchia di neve sugli alberi.
<<Vi riferite a questo?>> disse mentre mostrava la foto.
I vecchi spaventati si ritrassero, <<sì è proprio lui, lo dicevamo che era ancora là dentro e dite, ragazzi, non vi siete messi paura, non è terribile da vedere?>>
<<Paura per della neve sugli alberi? State scherzando vero? Non vedete che è solo un po’ di neve che il vento ha attaccato agli alberi? Arrivederci nonni, devo dire che è stata davvero una bella scarpinata, siamo stanchi e adesso andiamo in albergo a farci una doccia e a bere una cioccolata calda. Auguri per il vostro uomo di neve>>
Ridendo con gli altri salì a bordo del pulmino sotto gli occhi sbigottiti dei vecchi che ancora non si rendevano conto di aver perso un punto di riferimento e di non poter racontre ancora della leggenda del vecchio bianco.