Xantax era una sposa per corrispondenza.
L’avevo comprata su un sito web specializzato in mogli provenienti da altri pianeti. Me lo aveva consigliato un amico che l’aveva già provato diverse volte.
Il meccanismo è semplice. Scegli una sposa aliena sul catalogo, paghi con la carta di credito e pochi giorni dopo te la consegnano a casa, con tutti i documenti in regola. Non devi neanche recarti in comune per il “sì” o per firmare qualcosa. Quando ti stufi di lei torni sul sito, compili il modulo “reso” (facile e veloce, mi rassicura il mio amico) e via, sei di nuovo un uomo libero.
Semplice, no?
<<Le mogli aliene sono meglio delle umane>> mi diceva il mio amico, che se ne intende <<sono molto più docili. Non hanno diritti, né di proprietà, né di voto. A parte sopprimerle puoi fare di loro praticamente ciò che vuoi. Anche se poi, diciamocelo, in caso di “incidenti” non è che le autorità approfondiscano più di tanto. C’è un bel margine di tolleranza, basta non esagerare.>>
Xantax era originaria di Grantaphoria, un piccolo pianeta minerario della galassia di Spudron, poco più in là di Gazzup. Le donne di quel pianeta poverissimo e arretrato erano famose per la loro bellezza. 10 tentacoli viola, morbidi come il velluto. 4 organi visivi, potemmo definirli occhi, con lunghissime ciglia. Nessun canale olfattivo. Un’apertura gelatinosa per introdurre il cibo e non solo. Un cervello minuscolo e corde vocali arricciate, che garantivano un tono di voce sempre molto basso. Insomma, uno splendore.
Secondo il mio amico, l’esperto, non potevo scegliere di meglio. Le donne di Grantaphoria erano tutte belle, ma Xantax lo era in modo speciale, con tentacoli particolarmente lunghi e affusolati e la pelle di un viola leggermente più cangiante della media.
Xantax arrivò un martedì di ottobre. Silenziosa e discreta si adattò immediatamente al mio stile di vita. Praticamente facevo quello che facevo prima ma con qualcuno che mi serviva e riveriva, pronta a soddisfare ogni mio desiderio e senza chiedere niente in cambio. A parte il cibo ovviamente: 3 topolini vivi al giorno.
Le mie camicie ora erano sempre stirate, le scarpe lucide, la casa pulita, il frigo pieno. Xantax mi accoglieva ogni sera sulla porta di casa con una birra fresca. Cucinava anche bene. Non a livello di chef galassiati come Antonino Laservacciuolo, ma quando invitavo a cena il mio amico, l’intenditore, lui le faceva i complimenti.
Io invece non volevo che Xantax si montasse la testa, per cui le dicevo sempre che il cibo non era buono, troppo o troppo poco cotto, troppo o troppo poco salato. Raccontavo al mio amico di tutti gli errori che Xantax aveva fatto, dei difetti che aveva, di quanto parlasse male la nostra lingua, di quanto fosse piccolo il suo cervello. E stavo sempre attento che lei mi sentisse quando lo facevo. A lei dicevo di non darsi tante arie, che non valeva proprio niente e che doveva solo ringraziare il suo destino di averle fatto incontrare uno come me. Doveva essere grata che non l’avessi già cacciata, visti i disastri che combinava.
Xantax taceva, cucinava e la sera mi accoglieva con una birra fresca.
Un giorno mi disse: <<Marito mio, stiamo insieme da più di 1 anno ormai. Ti sono sempre stata fedele e devota e non ti ho mai chiesto nulla in cambio se non 3 topolini vivi al giorno. Adesso, ti prego ascoltami, ho una richiesta da farti.>> Presi tempo prima di rispondere. Volevo lasciarla in sospeso. E’ vero, non aveva mai voluto niente e mi sentivo propenso a darle ciò che chiedeva, se ragionevole, ma non volevo darle l’idea che sarebbe stato facile.
<<Chiedi molto,>> le dissi <<quando non hai alcun diritto di farlo. Hai un tetto sopra la testa, 3 pasti al giorno e il privilegio di essere mia moglie e potermi servire. Non dovresti volere altro.>>
<<Lo so marito, sono fortunata e ti ringrazio di darmi tutto questo. E’ che sono una donna, debole e fragile. Ho tanta nostalgia della mia famiglia e del mio pianeta. Sono passati tanti anni da quando l’ho lasciato. Vorrei tanto tornarci. Anche per un giorno solo. Ti poteresti prendere una breve vacanza, te la meriti, sei tanto stanco perché lavori tanto per darmi questa vita meravigliosa. Su Grantaphoria la mia famiglia è povera ma ti accoglierebbe generosamente. Ho 3 sorelle e per la nostra legge anche loro sarebbero tue mogli.>>
La cosa cominciava ad attrarmi. Un vacanza. Sì, Grantaphoria era un pianta brutto e povero ma lungo la strada potevamo fermarci ad Alpha Centauri, un vero spasso. Ho sempre sognato di andarci. E poi Xantax e le sorelle… Negli anni avevo avuto moltissime donne, terrestri e aliene, con una grande preferenza per queste ultime, che costavano meno. Però il mio amico aveva avuto ragione, quelle di Grantaphoria sono il meglio. E 4 insieme…
Avevo già deciso ma la lasciai in sospeso per settimane. Non volevo darle l’impressione di potermi manipolare.
Alla fine partimmo, era inizio maggio. Ci fermammo ad Alpha Centauri, un vero spasso.
Arrivammo a Grantaphoria di mattina. La famiglia di Xantax mi accolse calorosamente, con quello che per loro doveva essere un banchetto ma per me era uno spuntino. Le 3 sorelle erano anche più belle di mia moglie. Pranzammo tutti insieme in una bella atmosfera gioviale.
Poco dopo pranzo suonarono alla porta. Stavamo ancora bevendo dell’ottima grappa di Alpha Centauri che avevo portato. Volevo farmi vedere generoso con questi poveracci.
Come dicevo, suonarono alla porta. Xantax andò ad aprire. Entrarono due grantaphoriani con l’uniforme e il passo pesante. Dissero <<Siamo qui per ritirare il terrestre>> e vennero verso di me. Con i loro lunghi tentacoli mi presero per le braccia, uno per parte, e mi sollevarono. Cercai di protestare, di divincolarmi ma fu tutto inutile. <<Xantax, aiutami, mi vogliono portare via! Aiutami, te lo ordino, moglie!>>
<<Oh, caro marito, qui non mi puoi ordinare proprio niente. Su Grantaphoria le leggi sono diverse che sulla terra. Qui un marito appartiene alla moglie, in tutto e per tutto. Certo, non ti posso sopprimere ma diciamo che in caso di “incidenti” le autorità chiudono anche tutti e 4 gli occhi. I tuoi pollici opponibili umani ti rendono molto prezioso, ti ho venduto alle miniere. Vivrai e lavorerai lì per mantenere me e le mie sorelle, anche loro tue mogli, come ti ho spiegato. Hai 40 anni e un’aspettativa di vita di almeno 400. Vivere 1 anno con te sulla terra per convincerti a venire qui di tua spontanea volontà è stato un ottimo investimento. Addio, non credo ci rivedremo mai più. Ti auguro buon lavoro e lunga vita.>>
Mentre mi portavano via pensai ai mio amico, l’esperto, e mi chiesi perché mai gli avessi dato ascolto visto che l’avevo sempre ritenuto uno sfigato che trovava le donne solo sul web!