La notte era da poco cominciata e, caldo a parte, prometteva niente male.
Prima corsa completata e 30 euro in saccoccia, per lasciare in aeroporto un’accoppiata di argentini dal sorriso molto acceso e dalla mancia molto facile.
Tipi come loro andavano clonati. Senza se e senza ma. Il mondo e l’esistenza, specie quella sua, ne avrebbero giovato.
Si accodò ai suoi colleghi fermi in sosta lì al Rossio. Spense il quadro. Si mise ad osservarli. Mentre stavano appoggiati alla fiancata di un tassì ad aspettare un’altra corsa. Paulo Fonseca con Marcelo e Abelardo. Nel ronzio della città. Sigaretta tra le labbra e mille chiacchiere da bar che si perdevano nell’aria.
Preferiva starne fuori.
Ogni volta che poteva.
Da buon lupo solitario, si bastava in abbondanza. E dentro alla sua Dacia, aveva già una comfort-zone rassicurante e protettiva.
Era Jorge.
Jorge Alves.
Di anni 41.
Con licenza di tassista.
Sulle strade di Lisbona.
Dal pacchetto tirò fuori una Gitanes. L’accese e aspirò. Profondamente. Si mise in sintonia con la frequenza preferita tra le tante dalla radio. “Rock Forever”. I classici del genere a go-go h24. “Angie “ degli Stones s’impossessò dell’abitacolo. Jagger era un dio, non c’è che dire. Quella timbrica gracchiante, a tratti cruda e sofferente, toccava molte corde provocando vibrazioni. Nell’anima e nel corpo. Reclinò di qualche grado lo schienale. Aspirò dalla Gitanes, un braccio al finestrino e poi si abbandonò, completamente, all’ impregnarsi di quei doni.
Il grande rock dei seventies.
Le luci della notte.
Tabacco e nicotina.
I suoni di Lisbona.
Ci fosse stato poi anche un cicchetto di Ginjinha, non lo avrebbe barattato, quel momento, per qualsiasi eternità di qualsivoglia paradiso. Fosse in cielo oppure in terra.
Fanculo Catarina. Fanculo a quella troia che lo aveva scaricato con la scusa di una pausa. Come se l’amore si potesse relegare ad una pausa caffè o all’intervallo tra i 2 tempi di un Benfica-Sporting Braga.
Gli anni spesi insieme, cancellati by WhatsApp. Con un semplice messaggio che, più o meno, recitava:
“Trascinarsi in questo modo rende tutto senza senso.
Ho bisogno di staccare.
Per riflettere e capire se sia il caso di trovare
un buon motivo per riprendere.”
Le piaceva il melodramma. Quella frase lo provava. La realtà era che in fondo, la puttana, aveva fame di altri cazzi. Di altri culi cui aggrapparsi. E altri idioti da fiaccare coltivando amori tossici. Di quelli le cui scorie si smaltivano a fatica e le cui tracce, distruttive, rimanevano indelebili sul fisico e nel cuore.
Sbloccò il fedele Samsung. Trovò l’interessata e pigiò l’icona OK, lanciando la chiamata. Ci vollero 2 squilli.
- Perché continui a insistere?
Il tono era glaciale. Profondo e distaccato.
- Perché non dovrei farlo?
- Perché ci ho messo un punto.
- Ed io sono alle virgole.
- Dovresti rassegnarti.
- Dovrei ma non ho voglia. E aspetto un altro round.
- Non credo l’otterrai.
- Sei solo una puttana.
- Non meriti risposta.
- Da chi ti fai scopare? Scommetto da Fernando. Oppure è Tiago Souza? Avrei dovuto fargli il culo, a quei bastardi! Già da molto tempo...
- Sei malato. E’ guerra persa. Necessiti assistenza.
- Maledizione, TI AMO!! Non posso cancellarti!
- Impegnati di più. Vedrai che ci riesci. Di certo non sei il primo. E l’ultimo è distante…
Cinica. Impietosa. Del tutto indifferente.
Sentì che riattaccava. Senza appelli da concedere. A lui che reclamava soltanto un’altra chance in un confronto senza storia.
Era inutile. Le donne, o certe donne, vincevano comunque. Quando amavano con forza e, soprattutto, se smettevano di farlo. Maestre senza pari. Sapevano colpire. Mirando ai punti deboli da lucidi cecchini. E quando non bastava, godevano a umiliarti. Lasciandoti impotente col tuo ego proverbiale. Ridotto in mille pezzi o a dimensione di batterio.
Si sporse al finestrino e scatarrò con decisione. In bocca troppo amaro. Veleno misto a fiele in dosi multiple e massicce. Decise di abdicare. Il mondo, d’altra parte, pullulava di altre donne. Non c’era che da scegliere. La prossima compagna di un amore a lieto inizio. E dalla fine deludente…