Forza, presto, siamo già in ritardo", così urlava scendendo giù dalla scalinata appena fuori dal portone la simpaticissima Jane, tondetta e di bassa statura, aveva sempre un bel sorriso e due occhioni blu in cui ci si poteva tuffare dentro.
Teneva un bauletto in una mano e la borsetta nell'altra, a ruota la seguirono i suoi tre bimbetti, Alan di dieci anni, Pier di otto anni e Petula, la più piccola, di soli quattro anni.
Archie, marito di Jane e padre dei piccoli, non ce l'aveva fatta a superare i postumi di una brutta polmonite e nel giro di pochi mesi Jane si era ritrovata a dover sbarcare il lunario facendo piccoli lavoretti, era stata ricamatrice presso una nobile famiglia, baby-sitter di due fratellini tanto belli quanto scalmanati, e adesso, da meno di un anno aveva trovato lavoro presso una tipografia vicino casa.
La famigliola abitava nel Bronx, a New York, poco più in su di Central Park e ogni volta che si recavano in città era una grande agitazione, appunto!
Presero al volo uno dei tanti taxi che giornalmente attraversano le vie della Grande Mela e finalmente seduti tirarono un sospiro e iniziarono la tanto attesa uscita natalizia di ogni anno.
I tre ragazzini avevano il naso incollato ai finestrini, rosse le gote, frizzanti gli occhi, osservavano luci, passanti, vetrine multicolori, con gli occhi estasiati e sognanti
Felice era Jane, questo voleva, vedere i figli sprizzare di felicità.
"A Brooklyn"
aveva detto al tassista, e finalmente anche lei si sentiva rilassata.
Percorrere la 5th Avenue era sempre uno spettacolo, ogni casa denotava eleganza, raffinatezza, benessere, ogni finestra emanava luci, soffuse, calde, intermittenti.
"Guarda" esclamò Pier "siamo già sul ponte di Brooklyn, stiamo arrivando!".
Erano le 10 del mattino e la giornata era ancora lunga.
Jane pagò la corsa, aggiunse una piccola mancia ed elargì un bel sorriso al tassista che ricambiò con riverenza.
"Ehi" si rivolse ai figli, "Petula la tengo io, voi" rivolgendosi ad Alan e a Pier " tenetevi per mano e andate un po' avanti".
Era un rito, prima di Natale, andare dalla cara Lisine, di origine italiana ma immigrata da quando era bambina. Lisine gestiva un piccolo centro per anziani soli.
Lisine era parente alla lontana di Archie e aveva sempre mostrato simpatia e affetto per Jane e per tutta la famigliola.
"Guarda che cosa ho portato" disse Jane dopo un lunghissimo abbraccio "fammi vedere" rispose Lisine e nel mentre Jane aveva tirato fuori dal bauletto un servizio da tavola in lino ricamato a '500 Siciliano.
Felicissima era Lisine, la sua preoccupazione maggiore era quella di poter dare un bel corredo in dote alla sua ultima figlia, Margareth, prossima alle nozze. Vennero le lacrime a Lisine e per nasconderle si volse all'indietro, indaffarata per preparare dolcetti e bevande.
I figli di Jane, intanto, si intrattenevano coi figli della vicina di casa di Lisine, ogni anno si scambiavano gli auguri e si raccontavano le loro avventure-disavventure scolastiche.
"Ho preparato gli anelletti al forno, come faceva mia mamma, buonanima" disse Lisine, sicura che ne avrebbero mangiato porzione doppia...anche tripla!
Terminarono il pranzo con la cassata, preparata dalla pasticceria migliore di Brooklyn, siciliana, naturalmente!
Commoventi furono i saluti, abbracci, baci, occhi lucidi... un pacchetto scivolò nella borsa di Jane, "sono dei dolcetti alla mandorla" disse Lisine "li mangerete in queste feste".
"Da Macy's"
disse Jane al tassista. Il centro commerciale più grande di New York era una tappa frivola ma utile. Luci, musiche, carillon, babbi natale in posa per le foto, renne in velours alla guida di carri fiabeschi... Alan, Pier e Petula spesero lì i loro soldini, finalmente! Li raccoglievano dall'inizio della scuola!
Fecero poi un po' di strada a piedi, il vento cominciava a soffiare gelido, percorsero alcuni isolati, la cattedrale di San Patrizio si presentò nella sua sacralità.
Entrarono in punta di piedi, ognuno accese il suo lumino, anche Petula che sottovoce recitò la sua preghiera.
"Adesso è quasi ora, dobbiamo andare" disse Jane.
Segno di Croce, un bacio a Gesù e uno al papà e si ritrovarono per strada ad aspettare un taxi.
Il buio era calato, il vento continuava a soffiare più forte.
"A Broadway"
disse Jane al tassista e i piccoli sgranarono gli occhi...
Sì, Broadway. Quest'anno Jane aveva pensato di fare una bella sorpresa ai suoi pargoli, aveva tenuto a mente quando con occhi sognanti il suo Alan aveva letto il giornale ad alta voce "Superman, successo spettacolare! Fino a Natale in scena a Broadway", " beh certo sarebbe bellissimo..." aggiunse.
Non credevano ai loro occhi quando il taxi si fermò davanti al teatro e la mamma tirò fuori dalla borsa quattro biglietti, gelosamente custoditi in una busta.
Si sentirono scoppiare il cuore di felicità, vissero come in un sogno le acrobazie, gli effetti speciali, le luci al laser, il corpo di ballo...
Pianse Jane, pianse di felicità, voleva donare il mondo ai figli, pregò. Pregò e ringraziò Dio.
"Nel Bronx"
disse Jane e il tassista filò veloce, la temperatura si era abbassata molto, il vento fischiava, ululava, quando la famigliola scese davanti alla propria casa.
"Che bella giornata" disse Alan, "grazie mamma" dissero in coro Alan, Pier e Petula.
Entrarono velocemente in casa e chiusero alle loro spalle la porta al vento, che fischiava, che ululava, ma che nei loro ricordi rimase come il meraviglioso vento di Natale.