Mi sono vestita, o meglio mi ha vestita l'infermiera che si occupa di noi. Molto gentile e paziente, mi ha fatto indossare un vestito leggero perché fa molto caldo, ma ha insistito per farmi mettere uno scialle di cotone sulle spalle. Sono pronta. Mi sistema sulla sedia a rotelle, o meglio la 4x4, come la chiama scherzosamente mio figlio. Oggi è domenica ed è giorno di visite, tra due giorni sarà ferragosto, come mi ha fatto notare la signora <<Ci saranno poche visite oggi, la gente è tutta partita per il mare o la montagna.>> Mi ricordo di quando andavo anch'io al mare con tutta famiglia, e a come si divertivano i miei tre bambini, due femmine e un maschio.
Mio figlio adesso è grande, fa il medico e ha due gemelli simpaticissimi, e li ha portati al mare ad Arma di Taggia dove ha una villetta.
Le mie ragazze sono in crociera alle isole Mauritius, torneranno a settembre.
Tra poco suonerà il campanello per far entrare i visitatori. Siamo tutti in attesa nel grande salone e alcuni sono impazienti, altri rassegnati tanto sanno che per loro non ci saranno visite. Le due, nessuno entra. Aspetto fiduciosa. Le due e trenta, le tre, nessuno. Forse è solo un ritardo. Tre e trenta, le quattro. Il tempo passa lentamente ma inesorabilmente. Entra un signore, anziano. E' il figlio di Pietro che ha più di novant'anni e dopo di lui arriva, frettolosa, la Lucia che ha la mamma paralizzata completamente in tutto il corpo.
Alle cinque escono frettolosamente e restiamo di nuovo soli. Mi sento triste. Aveva promesso che sarebbe venuto prima di partire. Mi ha abbandonata anche lui, in fondo che mi potevo aspettare, sono solo una vecchia inutile, e lui è un uomo importante e ha tante cose da fare.
Oggi è una bella giornata da passare al mare con i suoi bambini e sua moglie. Elsa è una donna bellissima, alta, capelli lunghi alla vita e grandi occhi dolci. Per me non prova alcun sentimento né odio, né amore, credo indifferenza ma stasera dirà ai bambini <<Su ragazzi facciamo una telefonata alla nonna>> E' un dovere, e loro risponderanno annoiati << Perché dobbiamo chiamare nonna?>> e lei risponderà
gentile <<Perché è la mamma del vostro papà>> E si concluderà così la domenica d'agosto. La telefonata arriverà troppo tardi.
Ho atteso impaziente e ansiosa, ed ora la signora mi metterà a letto e non so se arriverò a domattina.
La malattia mi ha consumato il corpo. Il morbo di Parkinson non perdona. Si vive per molto tempo e si peggiora giorno dopo giorno, prima mi ha bloccato le gambe ed è risalito alle braccia ed ora è avanzato fino al cuore.
Stamattina, il medico che mi cura ha detto <<Cara Jolanda, la notizia è brutta ma lei lo sapeva già ed è inutile nasconderle la verità>>
<<Quanto mi resta?>> La mia voce è incerta, ma la mente è lucida.
<<Pochi giorni o poche ore. Mi spiace davvero tanto, non ho potuto fare nulla>>
<<Lo so e ti ringrazio per tutto. Mi sono affezionata a tutti voi e vado via serena>> Ho la testa confusa da tutti questi pensieri, quando si apre la porta ed entra mio figlio e tutta la sua famiglia <<Mamma, scusa se non sono venuto prima. Quando il dottore mi ha telefonato sono corso a tutta velocità a prendere i bambini ed Elsa. Ti vogliamo bene mamma>> I bambini mi abbracciano delicatamente come se avessero paura di farmi male. Elsa mi da un bacio sulla guancia mentre una lacrima le riga il viso. Allora mi vuole un po di bene anche lei.
Jolanda Caselli nata il 9/12/1907 e deceduta il 13/08/2000. Amici di famiglia