Perché, o credi o non credi, ma nel dubbio tu devi tenere aperta questa ipotesi, no? E allora ho aggiunto, come per parlare con questa povera giovane sventurata, guarda: se tu vuoi restare qui a casa mia… qui dove sei… io ne sono felice, è come se tu fossi mia figlia. Se vuoi invece avere una sepoltura cristiana, fammi un segno, in qualche modo che io capisca, o se invece, debba togliere le ossa da qua, e portarle in cimitero.”
“Ma questa ragazza era stata uccisa, secondo lei dal padrone?”
“Sì, uccisa dal padrone dell'osteria, che voleva nascondere la gravidanza. La medium mi disse che così gli aveva detto la giovane in una apparizione. Probabilmente l'oste, sposato e con famiglia, voleva evitare lo scandalo in paese. La medium mi disse che in un'altra visione, aveva visto l'oste colpire la ragazza con una specie di martello al capo.”
“Si, è una storia che sta in piedi. L'oste ha approfittato di lei, e ha sedotto Emma, poi quando ha saputo che era rimasta incinta, si è liberato di lei in quel modo, magari con la complicità di qualcuno. Emma forse era un'orfana, e nessuno si è curato della sua scomparsa.”
“Già, Mauro. Potrebbe essere andata anche così... la medium non ha più voluto venire qui. La mia amica Gina, mi ha detto che era rimasta molto provata da questa esperienza.”
“Glauco è una storia che mette i brividi.”
“Bevi, bevi ancora un bicchiere… non è mica ancora finita.”
Glauco riempì i due bicchieri e io appoggiai il sigaro su un portacenere improvvisato, l'ogiva di una granata della prima guerra mondiale, capovolta e con la punta saldata a una specie di piedistallo in metallo. Una dei tanti residuati bellici rinvenuti nei campi, a cui Glauco restituiva una funzione domestica. Poi mi feci forza e bevvi un altro sorso di vino.
“Che altro?” Chiesi, mentre la vista a tratti si annebbiava, segno che l'alcol stava facendo effetto.
“Dopo la visita della medium, un giorno, ero seduto fuori nel patio che dava sul cortile con Teresa, la mia compagna. La cagnetta era con noi. Dopo un po ', Teresa è entrata in casa e si è accorta che c'erano sul pavimento di marmo nel corridoio delle gocce di sangue. Ha pensato che le avesse perse la cagnetta, che forse era nel periodo del mestruo. Così ha preso uno straccio e ha pulito senza darci troppo peso.”
“E allora cosa c'è di strano? Glauco.”
“Aspetta. Dopo aver passato lo straccio. Le gocce sono ricomparse. Me le ha fatte vedere. Erano gocce dense, di un rosso vivo. Teresa è un chirurgo, lavora in ospedale.”
“E che ha detto?”
“Non ha detto niente. Sai lei ha una mentalità scientifica. Però le ha fatte analizzare.”
“E poi?”
“Non mi ha mai voluto dire niente. E io non volevo sapere.”
“Peccato, sarebbe stato utile sapere se era sangue umano o animale.”
“Niente, non me l'ha mai voluto dire e io non ho più chiesto. Però tutte le volte che facevo un viaggio acquistavo qualcosa, un anellino, una collanina, un orecchino. Andavo dove la medium aveva indicato e lo buttavo lì, in mezzo ai fiori che avevo piantato per lei, e esprimevo questo pensiero. Volevo che Emma, in qualche modo, sapesse che pensavo a lei. Che avesse pace.”
“È poi?”
“Un giorno mentre ero sul mio divano in cucina e dormivo. Sentì che qualcuno mi dava un bacetto sulla guancia. Non era strano, la porta in cucina che da sul cortile è sempre aperta. Le mie amiche e anche Teresa lo sanno e quando vengono a farmi visita, entrano e mi danno un bacetto. Io mi sono svegliato e ho intravisto una figura femminile che usciva dalla porta. Mi sono alzato dal divano per vedere chi era, ma c'era una luce strana, opalina. E quando ho aperto la porta non ho visto nessuno, ed è davvero strano, dalla porta al cancello c'è molta distanza. Ci saranno almeno quattrocento metri. Avrei dovuto vedere chi era. Non ti pare?”
“Forse era Emma che con quel bacio ti salutava perché finalmente aveva trovato la pace.”
“Io lo spero Mauro.”
Si era fatto tardi, e dopo aver pranzato, esausto salii le scale a fatica, barcollando e reggendomi al pesante corrimano di legno al piano sopraelevato e sistemate le mie poche cose, mi stesi sul letto e cercai di dormire, ma non ci riuscii. Il racconto di Glauco mi aveva impressionato. Era davvero possibile perforare la sottile membrana che divide la nostra dimensione da quella dei morti, e comunicare con loro. Quante cose vorrei dire anch'io a mia madre e a mio padre, che non ci sono più.
Rimasi qualche giorno da Glauco, poi rientrai a casa mia. Passò del tempo e come purtroppo accade non ci vedemmo. Poi un giorno la telefonata di un comune amico mi avvisò che Glauco era venuto a mancare, e dopo essere andato al suo funerale mi sentii in colpa per non aver trovato il modo e il tempo per frequentarlo di più. Quando per qualche commissione vado in città, passo spesso in una piazza dove c'è una sua scultura e penso a lui, e alle tante sue sculture sparse per mezzo mondo. Forse quella sottile membrana che ci separa dai nostri cari defunti lui è riuscito a oltrepassarla, forse esiste un'anima davvero come crede chi ha fede in un Dio, e lui magari è ora insieme a Emma. Forse passeggiano insieme nel vasto cortile della sua stessa casa tra le sue sculture e gli oggetti che ha raccolto durante la sua esistenza. Se ne stanno assieme, accanto a noi, spalla a spalla, mentre anche noi, magari in quello stesso istante, siamo nel medesimo posto inconsapevolmente, guardando le stesse cose, gli stessi alberi, i profili delle montagne e lo stesso cielo celeste con le sue nuvole bianche. Forse siamo tutti lì divisi da diversi spazi temporali. Quello che è certo, è che una certa immortalità lui l'ha ottenuta con le sue opere e il suo buon cuore.