«Allora, Roger, con che cosa hai intenzione di tormentare i tuoi studenti dopo le vacanze?».
«Algernon Blackwood»rispose Roger prendendo la pipa; poi, rivolgendosi a Vivian che gli aveva rivolto un’occhiata interrogativa, proseguì: «Scrittore inglese. 1869 – 1951. Scrisse più di duecento racconti, quasi tutti nel primo quarto del secolo scorso, e divenne, a un certo punto, assai popolare, tanto da essere soprannominato l’uomo dei fantasmi. Lovecraft lo apprezzava moltissimo».
«Fantasmi, lezioni e fesserie inglesi»sentenziò Hank svuotando il proprio bicchiere di whisky e subito rabboccandolo.
«Lovecraft era americano» puntualizzò Albert dal fondo del salotto.
«Fesserie lo stesso» ribatté Hank aggiungendo il ghiaccio.
«Sono tradizioni, caro» intervenne Vivian «Come il pudding e i baci sotto il vischio. Innocue, dolci tradizioni».
«Non proprio innocue, almeno per quanto riguarda il vischio» sottolineò Albert «Sapevate che può essere velenoso?».
«Certo» trillò Samantha «E poi una volta veniva usato come trappola per gli uccelli, no?».
«Esatto» rispose Albert «le bacche formano una patina collosa, vischiosa, appunto, che veniva usata per intrappolare i piccoli passeriformi. Inoltre molte popolazioni antiche gli attribuivano un’origine divina… una pianta che fiorisce in pieno inverno, in alto sui rami degli alberi… deve avere per forza qualcosa di magico».
«Comunque solo voi inglesi, per tirar tardi, potete ricorrere a storie di fantasmi, come se non ci fosse di meglio da fare» si ostinò Hank.
«Caro, non essere scortese» lo rimproverò Vivian.
Hank non rispose e trangugiò un altro sorso.
«Perché non mettiamo su un po’ di musica?» suggerì Samantha «E’ la notte di S. Silvestro, non dovremmo ballare, piuttosto che perdere tempo in discorsi noiosi?».
«In ogni caso» disse Roger estraendo un po’ di tabacco dal taschino «se volete sentire una storia di fantasmi, potrei raccontarvene una io, proprio adesso, su questa casa».
Albert sbuffò sarcasticamente, mentre Samantha, accanto a lui, proruppe in un eccitato «Oh sì, dai, sul serio?».
Roger prese a rovistare nel taschino del gilet alla ricerca di un fiammifero. «In effetti, credo che sia qualcosa di più di una storia, anche se non è nulla di straordinario, temo».
«Sei sicuro che sia tabacco quello che stai fumando?» sghignazzò Hank.
Per tutta risposta, Roger si accese la pipa e tirò due lunghe boccate prima di rispondere. «Vedete quel rametto di vischio laggiù, proprio sopra la porta delle scale che scendono in cantina?» e così dicendo accennò ad uno striminzito vegetale appeso su una porta chiusa e appena un poco scrostata in fondo al corridoio.
Albert allungò il collo oltre la soglia calda e ben illuminata del salotto.
«Be’» proseguì Roger «se questa notte, a mezzanotte, vi troverete là sotto con la luce spenta sentirete un bacio … anche se a baciarvi non sarà stato nessuno dei presenti».
«Dici davvero?» domandò Samatha sgranando gli occhi «Vuoi dire che…» la sua frase venne soffocata dalla risata di Hank.
«Oh, via Roger» disse Albert battendo una mano su quella di Samatha «È una storia trita e ritrita, dozzinale. Il tuo Blackwood non approverebbe».
Roger fece spallucce.
«A me sembra molto romantica» intervenne Vivian provocando un altro sghignazzo di Hank.
«Certo» approvò Samatha protendendosi in avanti «il bacio di una morta» e fece mostra di un piccolo, teatrale brivido.
«Ho sposato un’idiota» sbuffò Hank «di tua sorella Samantha lo sapevo, ma di te, Vi…».
«Non pretenderai che crediamo davvero a questa storia, Roger» intervenne Albert «È così abusata e poi come fai a …».
«L’ho sperimentato» rispose Roger «tutti gli anni, la notte di S. Silvestro, da quando sono qui. Non so che cosa farci se vi sembra una storia che avete già sentito chissà quante volte. Anzi, per come la vedo io, è una prova del fatto che non mento. Credimi, Albert, se avessi voluto inventarmi qualcosa avrei saputo senz’altro fare di meglio».
«Vuoi dire che davvero…» disse Vivian.
«Voglio dire che ogni anno, la notte di S. Silvestro, non riesco a resistere alla tentazione di mettermi sotto quella porta e a spegnere la luce. E ogni anno qualcuno mi bacia. O qualcosa».
«Ma perché…» dissero Vivian e Samatha quasi all’unisono.
Roger fece di nuovo spallucce. «Amore. Vendetta. È una storia di fantasmi dopotutto e, come ha notato Albert, tutte le storie di fantasmi si assomigliano. Dietro una dama bianca che si aggira in un castello c’è quasi sempre un amore tragico. Forse il vischio non incolla solo gli uccellini ai rami. Forse, in qualche modo più labile, più misterioso, incolla, in certe circostanze, le anime alla terra. Amore, vendetta. Del resto, per quali altre ragioni varrebbe la pena tornare qui?».
«Ma chi…» disse Vivian.
«Un fantasma senza dubbio, mogliettina cara» la interruppe Hank «perché chi altri oserebbe baciare il nostro Roger?».
«Se non ci credi, Hank »disse Roger «perché non ti metti tu, sotto quel ramo di vischio, stanotte?».
Hank balzò in piedi.
«Oh, Hank!» disse Vivian.
Per qualche secondo rimasero tutti in silenzio, poi Hank sogghignò e mise sul tavolo il bicchiere ormai vuoto. «Sicuro» disse. «Perché no?».
Albert controllò l’orologio. «Credo che non abbiamo molto tempo» disse.
«Ma sì»disse Hank dirigendosi verso la porta che dava sulla cantina «avanti Beetlejiuce, vediamo che cosa sai fare… o per caso sei Casper? Allora?» disse mettendosi sotto il vischio «vuoi venire anche tu Vivian? Magari è un “lui”. In fondo non siamo molto sicuri dei gusti del nostro Roger».
Vivan si appoggiò alla soglia del salotto e si fermò.
«Allora?» urlò ancora Roger. Improvvisamente la sua voce sembrava venire da molto lontano, come se la porta in fondo al corridoio si trovasse a chilometri di distanza.
Gli altri si assieparono, ma nessuno si mosse. Bastava uscire dal salotto per avvertire la differenza di temperatura, come se il corridoio fosse diventato molto freddo.
«Bisogna spegnere la luce» disse Roger, ma nessuno parlò.
La pendola cominciò a battere i rintocchi e, con un gridolino, Samantha fece un passo indietro.
«Spengo?» chiese Roger.
Albert non disse niente. Sbarrava gli occhi come se, di colpo, il corridoio fosse diventato più buio.
Vivian tornò all’interno del salotto e si pose davanti alla pendola, come per controllare che l’orologio suonasse l’ora esatta.
Roger spense la luce.
Si udì come un soffio di vento percorrere la casa. Un mobile scricchiolò e i bicchieri sul tavolino tintinnarono. Samantha proruppe in un grido di terrore. «Accendi!» urlò Albert. Roger eseguì immediatamente e, quando la luce tornò (dopo uno sfarfallio che parve tremendamente lungo, come se la lampada facesse fatica) Samantha era abbandonata su una poltrona, con Vivian che le reggeva il polso.
Albert si precipitò dalla consorte, mentre Roger, sull’uscio, guardava verso la porta della cantina fumando la pipa.
Sotto il vischio, Hank sembrava reggersi agli stipiti. Era molto pallido.
«Allora?» chiese Roger.
«Niente… non ho sentito niente» rispose Hank prima di crollare a terra.